Ca’ del Duca 3052, Corte del Duca Sforza
San Marco, 30124, Venezia, Italy
Tue – Sat 10am – 6pm
Passione, dolore, umanità: la storia e la cultura mozambicana svelate attraverso un confronto dialogico tra le straordinarie fotografie di Mohamed “Mo” Amin e gli intensi scatti di Moira Forjaz.
Nel prestigioso contesto della 58. Esposizione Internazionale d’Arte, Akka Project presenta l’ultima mostra della serie “MOZAMBIQUE: EXPLORING THE IN BETWEEN“, un programma semestrale di mostre ed eventi creato per celebrare e scoprire la diversità e la ricchezza della cultura mozambicana, rafforzando la presenza del Padiglione Nazionale del Mozambico dal titolo “The past, The Present and The in between“.
Curando una serie di mostre collettive di artisti emergenti mozambicani, Akka Project crea la possibilità di indagare e approfondire i vari aspetti artistici, culturali e sociali del Mozambico, tracciando un percorso che attraversa la travagliata storia del paese fino al suo auspicabile presente desideroso di cambiamento, per esplorarne le dinamiche e la percezione della società odierna.
Il Mozambico ha una storia molto recente, le fotografie incluse nella mostra esplorano il periodo che va dal 1975, anno dell’Indipendenza dal colonialismo portoghese, fino agli eventi della guerra civile, terminata nel 1992 dopo 16 lunghi anni, che ha lasciato la popolazione in una situazione molto critica. La mostra vuole essere un monito per ricordarci come il nostro presente e il nostro futuro siano condizionati dal nostro passato, per non dimenticare il sacrificio di molte vite che hanno combattuto per un futuro migliore in cui ora viviamo!
©Moira Forjaz – Mozambique 1975/1985
Con uno sguardo al passato più recente del Mozambico, la mostra fotografica cerca di rappresentare un’importante fase storica del paese attraverso gli scatti della foto giornalista Moira Forjaz, che appartiene alla generazione di fotografi mozambicani e sudafricani il cui lavoro ha cambiato il modo in cui questi luoghi sono stati visti dal mondo.
Inserendo il suo lavoro nel più ampio contesto del continente africano, la mostra apre un confronto dialogico con le straordinarie fotografie di Mohamed “Mo” Amin, figura emblematica di fama mondiale che ha saputo documentare la travagliata cronaca dell’Africa emergente del ventesimo secolo, assumendo spesso un ruolo fondamentale come testimone di eventi cruciali nella storia del continente.
Attraverso una selezione di scatti in bianco e nero, la mostra si propone di guidare lo spettatore attraverso le realtà più marginali del Mozambico, dando voce a quelle storie silenziose e di ordine quotidiano per raccontare la vita della gente comune, mostrando la profonda bellezza e speranza che è possibile ritrovare nelle comunità dell’Africa orientale.
Come ha scritto Bruno Z’Graggen: “La fotografia mozambicana è un reportage fotografico che richiede impegno. Rappresenta le persone con rispetto e si concentra su di loro con dignità. Caratterizzata da empatia e precisione, racconta di mondi sfaccettati e denuncia l’ingiustizia. Comprende il periodo del ‘tempo coloniale’, gli anni ’50, la guerra d’indipendenza e la separazione dal Portogallo nel 1975, la guerra civile, l’accordo di pace del 1992 e la partenza verso un futuro nuovo e più promettente. Il suo approccio la rende immune dal rischio di essere dirottata da potenti gruppi di interesse. È diventata un’autorità morale e contribuisce a creare un’identità nel Mozambico post- coloniale“.
©Mo Amin – Rhodesian Refugees
©Moira Forjaz – Samora Machel
Durante la serata inaugurale della mostra sarà presentato al pubblico veneziano il film documentario “Mo & Me“, che verrà proiettato in una delle sale del Cinema Multisala Rossini. Il film, della durata di 96 minuti, racconta la vita movimentata di Mohamed Amin attraverso gli occhi del figlio Salim Amin, la cui narrazione è sostenuta dalle immagini straordinarie provenienti dal vasto archivio di Amin. Diretto da Roger Mills, vincitore del premio per il miglior documentario al New York Independent Film and Video Festival 2006, “Mo & Me” è stato co-prodotto da Al Jazeera e Camerapix, una società quest’ultima nata nei primi anni ’60 come piccolo negozio di fotografia di Mohamed Amin, diventando negli anni uno dei più rispettati riferimenti del foto giornalismo dell’Africa orientale.
Dopo la morte di Mo Amin, avvenuta tragicamente nel 1996 mentre viaggiava su un aereo di linea etiope dirottato da terroristi e costretto a schiantarsi in prossimità delle Isole Comore, Salim Amin ha continuato a dirigere Camerapix, che è ora al suo 55° anno di attività e si conferma come una delle principali società di produzione africane.
La mostra, curata da Lidija Kostic Khachatourian, si inserisce nel più ampio contesto del progetto Giving Voice, creato per valorizzare lo straordinario archivio di Mohamed Amin. Inoltre, Salim è impegnato a rendere fruibile il vasto materiale fotografico e video del padre attraverso la sua catalogazione e la creazione di un programma curricolare per istituti universitari e ricercatori, in collaborazione e con il sostegno di Akka Project.
©Hector Mediavilla – Moira Forjaz
Moira Forjaz
Moira Forjaz è nata a Matabele (Bulawayo), Zimbabwe, nel 1942. Si è laureata in Arti Grafiche presso la Scuola di Arti e Design di Johannesburg, ha lavorato come fotoreporter in Sud Africa e dal 1975 come fotografa e documentarista in Mozambico.
Le fotografie documentarie di Moira Forjaz possono essere interpretate come una serie di immagini a sé stanti, allo stesso tempo le immagini pubblicate nel libro Mozambique 1975/1985 emergono da un contesto storico molto specifico: raccontano i dieci anni di lotta armata contro i portoghesi fino alla nascita nel 1975 del movimento di liberazione Frelimo, guidato dal presidente Samora Machel, che ha lanciato un progetto post-indipendenza con l’obiettivo di trasformare la società a beneficio di tutti i suoi cittadini. Colin Darch scrive: “Queste fotografie, da quella brevissima finestra di trasformazione socialista, possono quindi essere viste in qualche modo come rappresentazioni di uno “sguardo rivoluzionario” focalizzato su aspetti specifici dell’esperienza mozambicana“.
Nei temi affrontati in Ilha de Moçambique, dove Forjaz rappresenta la vita della gente comune, dei minatori, del cotone e della musica – troviamo in parte gli interessi principali dei programmi di ricerca condotti dal Centro de Estudos Africanos (CEA), diretto dall’amica intima di Forjaz, Ruth First, fino al suo assassinio nell’agosto del 1982. Questo libro rappresenta il decimo anniversario dell’indipendenza nazionale e dell’abbandono del progetto socialista, presentato al lettore con una prospettiva che aiuta a comprendere le dinamiche dell’economia politica e della cultura del paese così come è stata ereditata dal colonialismo portoghese, nonché le lotte di Frelimo per la trasformazione sociale ed economica. Le immagini di Forjaz raccontano questa storia di sfruttamento e liberazione, ma non solo, ci sono infatti raccolte di fotografie sulla musica e sullo straordinario patrimonio dell’ Ilha de Moçambique, dove le lezioni di storia del Mozambico comprendono architettura, cucina e tradizioni di uno spazio di poco più di un chilometro quadrato.
La fotografia di Forjaz, nonostante il suo carattere politico, è tutt’altro che propagandistica. Forjaz ha un occhio acuto per l’umanità dei suoi soggetti, che riesce ad enfatizzare profondamente sia individualmente che collettivamente.
Mo Amin – Portrait
Mo Amin
I tumulti che hanno caratterizzato la storia dell’Africa emergente del ventesimo secolo sono stati a lungo il centro di interesse dell’occhio critico del mondo occidentale. Dall’esplorazione allo sfruttamento, dalla paura alle carestie, fino alla fama e alla fortuna, dall’orrore dilaniante della guerra alle meraviglie della fauna selvatica, tutto è stato esposto allo sguardo incessante della stampa internazionale.
Nessuno ha colto il suo dolore e la sua passione più incisivamente di Mohamed Amin, straordinario fotografo e cameraman in prima linea. ‘Mo’ ha allenato il suo obiettivo instancabile su ogni aspetto della vita africana, senza mai temere il pericolo e senza mai mancare di esultare nel successo, è stato il fotoreporter più famoso del mondo facendo notizia tutte le volte che l’ha documentata.
Nessuno ha colto il suo dolore e la sua passione più incisivamente di Mohamed Amin, straordinario fotografo e cameraman in prima linea. ‘Mo’ ha allenato il suo obiettivo instancabile su ogni aspetto della vita africana, senza mai temere il pericolo e senza mai mancare di esultare nel successo, è stato il fotoreporter più famoso del mondo facendo notizia tutte le volte che l’ha documentata.
Mohamed Amin è nato in un’Africa all’apice del declino coloniale. Attraverso lo sguardo del suo obiettivo fotografico ha mostrato al mondo ciò che alcuni avevano paura di vedere e che la maggior parte delle persone desiderava poter ignorare. La sua documentazione della carestia etiope del 1984 si è rivelata così convincente da ispirare una coscienza collettiva globale, tanto da diventare il catalizzatore del più grande atto di donazione di sempre, salvando senza dubbio la vita di milioni di uomini, donne e bambini.
Il suo lavoro è servito come ispirazione e catalizzatore per Band Aid, USA for Africa e Live Aid.
Nato a Nairobi, in Kenya, il 28 agosto 1943, secondogenito di un umile ferroviere, Mo si trovò presto a fronteggiare il razzismo, inevitabile prodotto del colonialismo. Non dimenticò mai quel periodo e combatté contro i pregiudizi per il resto della sua vita. Dal momento in cui acquistò la sua prima macchina fotografica, una Box Brownie di seconda mano, il futuro di Mo fu inevitabile. Rapidamente imparò labilmente le tecniche fotografiche in camera oscura applicandole ad uso commerciale già quando frequentava la scuola secondaria dell’allora Tanganica.
Nato a Nairobi, in Kenya, il 28 agosto 1943, secondogenito di un umile ferroviere, Mo si trovò presto a fronteggiare il razzismo, inevitabile prodotto del colonialismo. Non dimenticò mai quel periodo e combatté contro i pregiudizi per il resto della sua vita. Dal momento in cui acquistò la sua prima macchina fotografica, una Box Brownie di seconda mano, il futuro di Mo fu inevitabile. Rapidamente imparò labilmente le tecniche fotografiche in camera oscura applicandole ad uso commerciale già quando frequentava la scuola secondaria dell’allora Tanganica.
Prima di compiere 20 anni era già una forza riconosciuta come freelance a Dar es Salaam e il suo lavoro è apparso su tutti i giornali nazionali di Fleet Street. Durante la su carriera durata più di 30 anni, ‘Mo’ era il nostro sguardo in prima linea in ogni situazione e grazie al suo approccio onesto e costante al foto giornalismo ha ottenuto il rispetto incondizionato sia degli amici che dei nemici. Mo ha coperto ogni grande evento in Africa e non solo, sfidando 28 giorni di tortura, sopravvivendo a bombe e proiettili, subendo persino la perdita del braccio sinistro nell’esplosione di un deposito di munizioni, per emergere come il più decorato cameraman di tutti i tempi.
La vita di Mo è stata tragicamente interrotta nel novembre 1996 quando l’aereo di linea etiope su cui viaggiava è stato dirottato e costretto a schiantarsi nell’Oceano Indiano uccidendo 123 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Secondo i sopravvissuti, Mo morì mentre stava ancora negoziando con i terroristi.
La vita di Mo è stata davvero straordinaria, ricca di azione, piena di dolore e passione e inseparabile dalla tormentata cronaca dell’Africa emergente.
La vita di Mo è stata davvero straordinaria, ricca di azione, piena di dolore e passione e inseparabile dalla tormentata cronaca dell’Africa emergente.
©Mo Amin – Dar Es Salaam
– via: Art Vibes submission – photo courtesy of: Akka Project
– Exhibition info: MOZAMBIQUE: EXPLORING THE IN BETWEEN. Mostra fotografica delle opere di Mohamed Amin e Moira Forjaz, a cura di Lidija Kostic Khachatourian.
– When: Inaugurazione mostra : 19 ottobre 2019 dalle 17.00 alle 21.00
– Where: Akka Project Venezia – Calle de la Verona 3659a – Venezia.
– Where: Akka Project Venezia – Calle de la Verona 3659a – Venezia.