Le opere di Africa 1:1 Arrivano Nella Collezione di Ca' Pesaro

Francesca Valoncini, Martebenicult - 24 Ore Business School, 21 November 2023
La collezione Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna a Venezia si è allargata con l’acquisizione di opere che sono rimaste in mostra fino allo scorso primo ottobre 2023 nell’esposizione “AFRICA 1:1 cinque artisti africani espongono a Ca’ Pesaro”, inaugurata il 20 maggio 2023.
Si tratta di un progetto espositivo e di residenza nato un anno e mezzo fa dalla collaborazione fra AKKA project e l’istituzione Ca’ Pesaro. La galleria AKKA project è nata nel 2016 a Dubai dall’idea di Lidija Kostic Khachatourian e Kristian Khachatourian, collezionisti di arte africana, con l’intento di creare un luogo fisico dove condividere la loro passione e promuovere nuovi artisti del continente. Dopo l’organizzazione del padiglione nazionale del Mozambico alla Biennale di Venezia del 2019, i fondatori hanno scelto di aprire una sede del loro progetto a Venezia.
L’impegno nella promozione di artisti contemporanei africani sono elementi in comune tra AKKA project e il fondo d’investimento Africa First, fondato da Serge Tiroche nel 2017 dopo anni di collezionismo di questa nicchia. Questa comunanza ha fatto sì che Africa first abbia supportato il progetto di residenza AFRICA 1:1 ideato da AKKA project e Ca’ Pesaro. 
La richiesta di creare un progetto di residenza nasce da AKKA project che ha chiesto l’intervento di Ca’ Pesaro nell’esposizione delle produzioni e nella selezione degli artisti partecipanti. A seguito della presentazione da parte della galleria di una lista di dieci artisti, all’istituzione museale è toccato il compito di selezionare i cinque partecipanti.
 
I cinque artisti vincitori della residenza nata dalla collaborazione tra AKKA project e Ca’ Pesaro, courtesy of AKKA project
 
La Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro ha aperto le sue porte alle cinque opere nate tra le calli veneziane e progettate negli spazi di AKKA project. Gli artisti Option Nyahunzvi, Pamela Enyonu, Alexandre Kyungu, Boniface Maina e Ngugi Waweru.  hanno costruito inediti dialoghi con la tradizione visiva della città e con la storia del Palazzo sul Canal Grande, dando così voce a una visione architettonica e identitaria della città di Venezia che si insinua nella Biennale di Architettura 2023 curata da Lesley Lokko, scrittrice e architetta scozzese con cittadinanza ghanese. Uno dei punti forti di questa collaborazione è stata sicuramente la possibilità per gli artisti di entrare nelle sale di un’istituzione internazionale come quella di Ca’ Pesaro; fin dalla prima edizione della Biennale nel 1895 il comune di Venezia si è impegnato a comprare le opere più innovative da inserire nella collezione della città e metterle in mostra nello spazio di Ca’ Pesaro. Un luogo così ricco di storia ha dato la possibilità agli artisti di fare ricerca e portarsi a casa “suggestioni visive”, come dichiara la responsabile Elisabetta Barisoni, che conclude questo percorso definendolo “un’operazione vincente”. Anche in questa occasione il comune di Venezia ha accettato la proposta degli artisti di prendere in donazione le loro opere per la collezione permanente del museo; la presenza delle opere in questo ambiente istituzionale darà certamente più autorevolezza alle produzioni e agli artisti.
Analizzando la carriera degli artisti presenti in mostra si è potuto notare che solo alcuni di loro hanno uno storico di mercato.
Tra i cinque esponenti due spiccano per una presenza internazionale sul mercato dell’arte. Uno è Option Nyahunzvi: tra i pochi presenti sul mercato secondario, è stata venduta all’asta di Piasa, Paris nel novembre del 2016 un’opera dal titolo Takanganwa Vadzimu, acrilico e inchiostro, 18 x 123cm, a 901€ non raggiungendo il prezzo stimato dalla casa d’asta di 1000/1500€. Dal 2016 l’artista non è più passato in asta ma le sue opere hanno un range di prezzo che va dai 13.000 ai 14.000€ sul mercato primario della galleria di rappresentanza AKKA project.
 
 
Dall’altra parte anche l’artista Pamela Enyonu, nata nel 1985 a Kampala, Uganda, è stata battuta in asta nel 2020 presso la Maison de ventes Good a Parigi, con l’opera Oyanga (take it), mixed media, 62 x 87 cm, il pezzo stimato era di 1200€ – 1500€ ma l’opera è andata invenduta. In seguito l’artista non è più stata presentata in asta. Parte delle sue ultime opere sono stata acquisite nella collezione privata di Africa First. Sicuramente si tratta di un’artista da tenere d’occhio nei successivi anni, avendo già opere in collezione e avendo partecipato a varie fiere in tutto il mondo. Le sue opere hanno un range di prezzo ampio che varia dagli 800€ ai 5.000€.
 
 
Gli altri tre artisti non sono presenti sul mercato secondario ma in galleria, AKKA project, le loro opere hanno un range di prezzo che va dai 7.000€ ai 9.000 per Ngugi Waweru, dai 900€ agli 11.000€ per Maine Boniface e dai 5.000 ai 22.000 per Alexander Kyungu.
 
 
Negli ultimi anni l’arte contemporanea africana ha iniziato a suscitare l’attenzione di molti collezionisti privati, soprattutto con il successo di alcuni artisti come Amoako Boafo la galleria AKKA project è nata nel 2018 proprio sulla scia di questa attenzione. Nel 2020 con il movimento Black Lives Matter si sono accesi i riflettori sugli artisti di questo dipartimento. Secondo l’avvocato, giornalista ed esperto in mercato dell’arte Alessandro Montinari“nonostante la flessione a livello numerico delle vendite di arte contemporanea avvenuta nel 2022, l’interesse da parte di privati per l’arte contemporanea africana è in continua crescita. Gli artisti di questo continente risultano portatori di un’arte innovativa”. Questa affermazione non è altro che la conferma di quanto pubblicato nel Report 2022 di Deloitte nel quale si evidenzia come l’arte africana, assieme all’arte delle donne, sia in crescita costante negli ultimi anni.
 
 
Questi dati dimostrano quindi che l’adozione da parte di Ca’ Pesaro delle opere presenti all’esposizione risulti essere un buon investimento per il futuro dell’istituzione, da sempre attenta alle novità del mercato, e per la città di Venezia.
La partecipazione a una mostra come quella di Africa 1:1 in un’importante istituzione come quella di Ca’ Pesaro darà loro modo di farsi spazio nel mercato dell’arte e a noi di sentir parlare ancora di questi artisti. La mostra ha infatti ottenuto una grande affluenza di pubblico e collezionisti, “anche i pubblici più tradizionali entrando a Ca’ Pesaro chiedevano dove si trovasse l’esposizione africana”. La stampa ha visto in quest’esposizione un’opportunità di apertura di istituzioni museali verso un’arte che ancora non ha preso troppo spazio in Italia. Questi elementi fanno pensare ad un’apertura sul mercato dell’arte europeo per gli artisti esposti e ad un collegamento autorevole sul territorio veneziano.