Ca’ del Duca 3052, Corte del Duca Sforza
San Marco, 30124, Venezia, Italy
Tue – Sat 10am – 6pm
Il coronavirus non ferma Art Dubai, da poco conclusa. Sold-out dei biglietti prima dell’apertura e vendite corpose, su livelli pre-pandemia. 18mila visitatori nell’arco di 6 giorni, con accessi su prenotazione per fasce orarie. Un innovativo metodo di pagamento, con una percentuale sulle vendite corrisposta agli organizzatori, ha sostituito la tradizionale tassa sullo stand rendendo più facile partecipare a questa 14esima edizione alle 50 gallerie provenienti da 31 Paesi. Incassi per 3 milioni di dollari sono stati realizzati solo nei primi 3 giorni, dedicati a visite vip su invito.
“Questa edizione è stata un’impresa ciclopica. Ancora non ci capacitiamo di come siamo riusciti a farcela -mi racconta Chloe Vaitsou, Direttrice Internazionale di Art Dubai– Abbiamo dovuto cancellare l’edizione dell’anno scorso all’ultimo momento a causa della pandemia, mentre quest’anno siamo stati i primi a ripartire con una manifestazione d’arte internazionale in presenza, sebbene in edizione ridotta”. Un format riadattato rispetto agli anni precedenti dove prendevano parte 90 gallerie. Cambiata per via del Covid anche la sede, non più Madinat Jumeirah ma il Dubai International Financial Centre (DIFC), con tre tensostrutture create per l’occasione, senza alcuna divisione in sezioni, in cui è stato possibile controllare gli accessi e filtrare l’aria in maniera più sicura. “Tutti sono stati felicissimi di tornare in un ambiente in cui fosse possibile interagire, essere a contatto con le opere d’arte, essere connessi, avere interscambi culturali” sottolinea Chloe Vaitsou.
Un’edizione più raccolta, con un numero di gallerie quasi dimezzato, che però è riuscita a mantenere il suo flair cosmopolita. “Sono cinque anni che partecipiamo ad Art Dubai -mi dice Guglielmo Hardouin, della Galleria Giorgio Persano di Torino– Nel Medio Oriente è la realtà con il maggior respiro internazionale sia come partecipazione di gallerie, sia come pubblico, pieno di investitori e collezionisti attenti”. Vediamo insieme i giovani artisti da tener d’occhio, le opere di maggior impatto visivo e le gallerie, tra cui spiccano anche quelle italiane.
Occhio agli emergenti
Una prerogativa di Art Dubai è dare spazio ad artisti giovani fornendo loro una piattaforma per farsi conoscere.
Akka Project, tra Africa, Dubai e Venezia
Akka Project è una galleria d’arte con sede a Dubai e Venezia che ad Art Dubai ha proposto artisti del Mozambico, un Paese dilaniato dalla guerra civile dal 1977 al 1992 e che dal 2016 è stato travolto da una crisi economica che ha impoverito le casse dello Stato e fatto emergere scandali finanziari, riciclaggio di denaro sporco, corruzione e tangenti.
Si fanno notare le sculture di Goncalo Mabunda, per la potenza dei materiali utilizzati, armi e munizioni recuperate dopo la guerra civile in Mozambico che, attraverso la sua sensibilità artistica si trasformano in troni o maschere di straordinaria forza espressiva.
Il trono rappresenta il potere e il fatto che sia realizzato con proiettili e parti di fucili e mitragliatrici è un messaggio di denuncia sociale e di critica della classe politica del suo Paese.
“Mabunda è contro la guerra e sostiene che ogni proiettile utilizzato per le sue opere d’arte è un proiettile sottratto al mercato delle armi” dice Lidija Kachatourian, proprietaria della galleria.
Filipe Branquinho è un altro artista del Mozambico che fa della denuncia sociale la sua cifra stilistica, con la sua serie The School of Fish, ribattezzata The School of Thieves, come mi spiega la Kachatourian. Le maschere della tribù Maconde si fondono ai volti di politici e personaggi influenti responsabili della corruzione che attanaglia il Paese. Così dallo scandalo dei cosiddetti “tuna bond” da 2 miliardi di dollari, che ha coinvolto il governo del Mozambico e Credite Suisse, arrivano i pesci che denunciano il sistema di potere che non mette al centro gli interessi della popolazione ma il proprio tornaconto. Il giovane Kelechi Nwaneri, originario della Nigeria, sempre rappresentato da Akka Project, ha spopolato ad Art Dubai vendendo due opere in due giorni.